La lettera della mamma di Arcangelo Correra, ucciso a 18 anni dall’amico: “Ha ammazzato anche noi”
Sono le 4.30 del mattino. Per le strade di Napoli il silenzio è interrotto da un applauso e un nome: Arcangelo Correra. È passato un mese esatto da quando il giovane è stato ucciso da un colpo di pistola che lo ha raggiunto alla testa. Il proiettile sarebbe partito "per un gioco finito male" e sarebbe stato esploso da un suo amico, Renato Caiafa. Saranno gli inquirenti a chiarire la dinamica, ma nel frattempo la famiglia del giovane chiede giustizia. Lo fa riunendosi con gli amici del 18enne nella piazzetta dov'è stato colpito, all'alba. Nessuno riesce a parlare. Il silenzio di questa giornata è interrotto solo dalla lettera che la madre di Arcangelo che consegna a Fanpage.it.
Figlio mio,
questa giornata è trascorsa senza che mi rendessi conto di cosa stesse accadendo. L’8 novembre non sapevo fosse il tuo ultimo giorno di vita e oggi, dopo un mese, ho rivisto passo dopo passo tutto ciò che facesti.
Sono le 23:30 e quella sera ci stavamo organizzando per far spegnere le 41 candeline al tuo papà. Un altro segno del destino crudele. L’hai visto spegnere la sua ultima candelina, perché la nostra esistenza si è bloccata quel giorno, quella maledetta notte. È tutto fermo lì e così sarà per il resto della nostra vita, se così si può chiamare, perché senza di te, dimmi, che vita è? Ti cerco in ogni angolo, in ogni posto, ma resto lì persa, con lo sguardo nel vuoto e assente.
La lettera prosegue ripercorrendo l'ultimo giorno di Arcangelo:
La mia mente non ragiona più, il mio cuore non batte più, è solo una sopravvivenza per dovere nei confronti di tua sorella. Ciononostante, il mio pensiero costante è di raggiungerti, perché è l’unica cosa che vorrei realmente, nient'altro.
Ti penso e rivivo ogni momento quel tuo ultimo giorno. Non eri lo stesso di sempre, vedevo tristezza nei tuoi occhi, che mi parlavano, ma in quel momento io non ho ascoltato. Forse, se ti avessi chiesto qualcosa, sarei riuscita a capire che davvero fossi triste e ti avrei convinto a restare a casa e oggi saresti ancora qui con me. Mi frullano nella testa mille pensieri, tante colpe, anche se so che alla fine c'è un unico responsabile: chi a te ha tolto la vita, spegnendo il cuore, e a noi, i tuoi genitori, ha colpito ancora più forte, perché è riuscito ad ammazzarci lasciandoci in vita.
La madre di Arcangelo Correra non riesce ad accettare che suo figlio sia morto. L'unica cosa che riesce a chiedere è giustizia:
E oggi mi chiedo: quanto valore avrà la tua vita per chi giudicherà il tuo assassino? Avrai la giustizia che meriti? Nulla potrà però più farti tornare da me, non riesco nemmeno più ad avere fiducia in qualcuno, sono morta con te, ma voglio crederci e sperare ancora. Infatti, in tuo onore, stanotte faremo una fiaccolata per lasciare accesa la fiamma che solo tu riesci ad emanare.
Mentre scrivo il tempo passa ed il cuore mi batte così forte che lo sento uscire fuori dal petto. Al sol pensiero di vivere ogni notte lo stesso dolore, sento di impazzire. Quando calano le tenebre avverto più intensamente questa sofferenza perché ritorno a quel giorno, a quando tu c'eri e respiravi ancora. Così mi sembra di sentirti ancora vicino a me e in qualche modo vorrei proteggerti, come non ho fatto un mese fa. Ecco che poi mi rendo conto: non ci sei! Ed è proprio in quel momento che vorrei fermare tutto e raggiungerti.
Ti prego, adesso so che mi ascolti, ti parlo continuamente e ti chiedo di fare ciò che è giusto per noi, se puoi.
Ti amo e lo farò in eterno.